IL LASER A DIODI IN PARODONTOLOGIA

Oggi la terapia paradontale senza alcun intervento chirurgico è sicuramente il trattamento risolutivo dell’infiammazione parodontale. È fondamentale utilizzare una strumentazione moderna ed efficace e anche la fattiva collaborazione di un paziente ben motivato a mantenere una buona condizione di salute orale.

La gran parte della letteratura odontoiatrica evidenzia come la strumentazione parodontale non chirurgica porti ad una maggiore adesione e “restitutio in integrum” rispetto ad un trattamento chirurgico.

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La terapia non chirurgica è un’opzione molto valida nella cura di patologie come la parodontite, e in generale di tutte quelle che riguardano infezioni al parodonto. Se eseguita in tempo, la terapia permette di bloccare l’evolversi dell’azione batterica ai danni della gengiva ed evitare la caduta del dente.

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La strumentazione più emergente nel campo della parodontologia non chirurgica è rappresentata dal LASER a diodo, nello spettro dell’infrarosso (980nm). Il laser è una radiazione luminosa con una lunghezza d’onda monocromatica capace di attivare un’interazione fototermica che agisce sui diversi tessuti biologici.

Il laser a diodo è un dispositivo specifico per i tessuti molli e tramite un sistema di trasmissione a fibra ottica può anche andare a diretto contatto con le superfici implantari, nei casi più complicati di perimplantiti.
Con sedute regolari dallo specialista è possibile intercettare l’insorgere di problematiche ed intervenire tempestivamente con terapie laser che non richiedono poi un lungo intervento chirurgico e doloroso. Se l’infezione batterica ha determinato una perdita di tessuto, l’azione biostimolante del laser permette una rigenerazione biologica.
Se l’infiammazione persiste e non viene curata, il solco gengivale recede fino alla formazione delle tasche parodontali che diventano sempre più profonde, a tal punto che l’osso si ritrae e il dente perde di stabilità.

Nel caso di tasche molto profonde, la chirurgia è la soluzione necessaria per arginare il problema, mentre la laser terapia assistita permette di accelerare i tempi di guarigione.
Esistono molteplici protocolli e strumentazioni per la preparazione iniziale. Il professionista dovrà valutare le condizioni cliniche e l’aspetto psicologico del paziente per poi decidere le modalità più adeguate per il trattamento.

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In generale, dopo la prima sessione di rimozione di placca dentaria (Scaling), si procede con un Debridment sottogengivale preceduto solo da un primo passaggio di energia laser a bassa potenza per offrire un effetto antalgico durante l’intervento con strumenti meccanici.
Successivamente, l’azione penetrante del laser, con parametri di picco superiore ai 2 Watt e l’ausilio di perossido di idrogeno (acqua ossigenata H2O2, 10 vol. 3%) come veicoli di trasmissione si procede con l’irradiazione delle tasche gengivali.

Il tessuto parodontale una volta irrigato di H2O2 e irradiato dal laser a diodo libera l’ossigeno singoletto che a sua volta causa l’ossidazione delle membrane lipidiche dei batteri con conseguente morte dei batteri.

L’efficacia del trattamento parodontale non chirurgico è legata sia alla tecnica e alla esperienza acquisita dell’operatore nella selezione dei parametri più adeguati al caso.

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